TRIESTE – La rapida diffusione del coronavirus e la conseguente pandemia COVID-19 hanno colto il mondo di sorpresa. E le principali organizzazioni internazionali, come l’UNESCO e la InterAcademy Partnership (IAP), hanno lanciato un appello alla comunità scientifica internazionale affinché agisca globalmente, condividendo i risultati delle ricerche e includendo in questa collaborazione internazionale anche i Paesi in via di sviluppo. Proprio i Paesi in via di sviluppo, infatti, possono rappresentare un ausilio importante a livello globale, grazie alla loro esperienza di pandemie e delle strategie migliori per eliminarle.
L’Accademia mondiale delle scienze (TWAS) che ha sede a Trieste, ed è un’unità di programma dell’UNESCO, ha raccolto l’appello e lo ha diffuso a tutti i suoi membri e agli oltre 90 Paesi del mondo che collaborano in vario modo alle sue attività.
Il Consiglio della TWAS si è infatti riunito per preparare un documento che si articola attorno a tre punti strategici, esortando la comunità scientifica globale a seguirlo:
1. Gli scienziati più autorevoli, le università e gli istituti di ricerca di tutto il mondo devono fare sistema per trovare quanto prima una cura e un vaccino contro il virus.
2. Governi e privati devono attivarsi insieme per rafforzare i sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo, in particolare di Africa, America Latina e Caraibi, attraverso meccanismi di cooperazione Sud-Sud e Nord-Sud.
3. I governi nazionali e le accademie scientifiche dei paesi che hanno risposto in maniera efficace al COVID-19 devono condividere le buone pratiche atte a controllare la malattia.
“Questa pandemia rappresenta un momento delicato in cui bisogna avere sotto stretto controllo la situazione,” avverte Mohamed Hassan, presidente della TWAS e già suo Direttore Esecutivo. “E’ essenziale che i migliori scienziati che si occupano di malattie infettive in tutto il mondo collaborino assieme alle organizzazioni internazionali.”
Medici, sanitari, forze dell’ordine, tutti sono coinvolti in prima persona, ma la vera prima linea è la scienza stessa, che usando tutte le armi a sua disposizione può mettere a tacere questo virus.
Nel caso dei paesi in via di sviluppo persistono alcune criticità: come possono le popolazioni con limitate risorse idriche attuare misure igieniche basilari (lavarsi le mani)? Come possono gli abitanti di megalopoli affollate mantenere la distanza di sicurezza? Quale potrà essere l’impatto di misure preventive quali la quarantena su paesi la cui economia fa fatica a sollevarsi?
“Dobbiamo insistere affinché nasca un’autentica cooperazione a livello internazionale, e affinché siano rafforzati i sistemi sanitari mediante la realizzazione di ospedali ben equipaggiati e la formazione di personale medico e sanitario ben preparato. Servono anche epidemiologi in grado di interpretare i dati e di fornire una guida scientifica ai decisori politici,” aggiunge Hassan. “Per il bene di tutti, non possiamo escludere nessuno da questa collaborazione internazionale.”
La TWAS, che dal 1983 si adopera per favorire lo sviluppo di capacità scientifiche nel Sud del mondo, auspica dunque che tutti i paesi in via di sviluppo ricevano il sostegno della comunità scientifica internazionale, affinché la collaborazione Sud-Sud ai tempi del coronavirus sia solo il primo passo per iniziare una più lunga e durevole collaborazione anche in tempi futuri, quando la pandemia sarà solo un ricordo.